A partire dal Terzo Periodo Intermedio il corpo del defunto è avvolto in reticelle funerarie, fissare alle bende tramite lacci e cordoncini. Gli elementi che le compongono sono perline di forma cilindrica, legate insieme a formare dei piccoli rombi, realizzate solitamente in faience, possono essere in alcuni casi in oro.
Queste reticelle, in uso fino all’Epoca Tolemaica, possono essere di diversi tipi, distinti in base alla natura e alla quantità di amuleti applicati sopra di esse, realizzati in faience, legno o stucco, o incisi su placchette, o ancora lavorati a giorno, talvolta ricoperti di una sottile foglia d’oro.
Dalla XXIII Dinastia, le reticelle funerarie sostituiscono i sarcofagi interni in cartonnages; da ciò possiamo supporre che la loro funzione fosse la medesima, ovvero la protezione della mummia.
La reticella qui esposta, grazie a un importante intervento di restauro, scende dall’altezza delle spalle fino alle caviglie e presenta sul petto uno scarabeo alato, manifestazione divina del sole al mattino, Khepri, e le silhouettes dei quattro figli di Horus (imsety, Duamutef, Hapi e Qebehsenuf), personificazione dei quattro vasi canopi.