Nella tarda XVIII dinastia, i sarcofagi dei membri più importanti della società sono solitamente tre, posti uno all’interno dell’altro: il più esterno ha la forma di un santuario e racchiude due sarcofagi antropoidi (cioè a forma umana), l’ultimo dei quali contenente la mummia. I colori nero e oro evocano i poteri rigenerativi di Osiride, sovrano dell’Aldilà, e la luce del dio solare Ra, che si rinnova durante la notte per risorgere all’alba. Collegandosi a questa portentosa immagine fondamentale nel pensiero funerario egizio antico, Kha e Merit compiono, attraverso la morte, la trasformazione necessaria per rinascere a nuova vita come spiriti divini.
Il sarcofago esterno di Kha, originariamente protetto da un grande lenzuolo di lino, è in legno di sicomoro ricoperto da una resina di colore scuro. La cassa è composta da cinque parti smontabili e da un coperchio di forma arcuata che gli conferisce l’aspetto di un santuario. La base è lavorata in modo da imitare la forma della slitta usata per trasportare il catafalco alla tomba durante il funerale